English (United States) français (France) Deutsch (Deutschland) italiano (Italia) español (España) português (Portugal) русский (Россия) 中文 (中国)
La sala dei Giganti a Padova

Padova, Corte Arco Valaresso, 7


A Padova la sede del Capitaniato, il presidio militare veneto, era nel palazzo già dei Carraresi, la 'reggia' trecentesca, dove il signore Francesco I da Carrara aveva fatto decorare una sala di rappresentanza con uno splendido ciclo di Uomini illustri, concepito da Francesco Petrarca come parallelo figurativo di una sua opera storica, e realizzato in gran parte nel decennio tra il 1368 e il 1378, probabilmente dai pittori veronesi Altichiero da Zevio e Jacopo Avanzi.
Più di centocinquanta anni dopo, Girolamo Corner, figlio del procuratore Giorgio e nipote della regina Caterina, entrato in servizio come capitano il 13 aprile 1539, promosse un radicale intervento di ristrutturazione della sala, che versava ormai in uno stato di forte degrado, e commissionò una nuova edizione del ciclo decorativo, senza peraltro mutarne l'argomento, ma operando significative modifiche nell'elenco dei personaggi storici scelti per essere rappresentati come esempi di virtù civili e morali.

 

La Sala dei Giganti a Padova

La Sala dei Giganti a Padova

Gli affreschi sono assegnati principalmente a Domenico Campagnola e a pittori della scuola locale, fra i quali soprattutto Stefano Dall'Arzere e Gualtiero Padovano (quest'ultimo già impegnato all'Odeo Cornaro), con la partecipazione di 'forestieri' illustri, di formazione centro italiana, come il toscano Giuseppe Porta, allievo di Francesco Salviati, e l'olandese Lambert Sustris (anch'egli presente all'Odeo, come, più tardi, alla villa dei Vescovi a Luvigliano).
La stesura del programma iconografico si deve all'erudito antiquario e collezionista Alessandro Maggi da Bassano, discepolo di Pietro Bembo; l'umanista Giovanni Cavazza compose i testi biografico encomiastici, che il calligrafo Francesco Pociviano detto il Moro trascrisse sulle pareti della sala, ciascuno in corrispondenza del relativo personaggio.
La decorazione si sviluppa lungo le due pareti maggiori con una finta partitura architettonica scandita da colonne; nella zona inferiore compaiono le tabulae che recano iscritti gli elogia, sormontate dai monocromi raffiguranti le imprese degli eroi in finto bassorilievo, mentre nel registro principale si alternano quarantaquattro personaggi, condottieri, magistrati o imperatori, a figura intera. Le due pareti minori, nelle quali si aprono le triplici finestre disegnate da Michele Sanmicheli, ospitano le immagini di sei celebri uomini di lettere patavini o legati all'ambiente culturale padovano.
Esplorando ogni possibile declinazione del paradigma di "buon governo", il soggetto offriva l'opportunità di veicolare una serie di messaggi politici, secondo le esigenze della circostanza, in linea con l'ideologia di propaganda della Serenissima, e al tempo stesso permetteva di celebrare apertamente, per quanto lo consentisse la natura pubblica della sede, le glorie della famiglia Corner, che, seguendo un'usanza diffusa nel patriziato, pretendeva di far risalire le sue origini addirittura all'antica Roma, proclamandosi discendente della gens Cornelia, e quindi erede degli Scipioni.
Perciò in questa evocazione trionfale, così come al Barco di Altivole, doveva assumere una posizione privilegiata lo stemma della famiglia Corner, qui ripetuto alla metà di ciascun lato nel fregio che corre sopra l'architrave e al centro del soffitto ligneo, coronato e caricato dell'aquila bicipite asburgica, o sormontato dal galero cardinalizio, a ricordare la carica ecclesiastica conferita ai due fratelli del committente, Marco e Francesco.